Concorsi nel Settore Pubblico: Garantire l'Accessibilità per Tutti i Candidati
L'italiano medio, quello che ancora insegue il sogno del posto pubblico. Siamo tutti Checco Zalone? Sorpresa! Non è così. Il 16% circa dei lavoratori europei è dipendente pubblico, in Italia il 14% del totale; un dato inaspettato che pone il Paese dei “concorsoni” di chi si fa pagare il 27 del mese, al quartultimo posto rispetto agli stati UE. Ma l'accesso a questo strumento di selezione, è sempre garantito alle persone con disabilità? I concorsi pubblici sono una delle vie principali attraverso cui le Amministrazioni statali e locali assumono personale; è fondamentale che questi processi di selezione rispettino i principi di Accessibilità Universale, garantendo che tutti i candidati, indipendentemente dalle loro “abilità”, abbiano le stesse opportunità di partecipare e competere.
*“La pubblica amministrazione è tenuta ad assumere persone con disabilità nella quota d’obbligo prevista dalla normativa e osservando specifici vincoli per effettuare le assunzioni secondo quanto previsto dall’art. 35 del Decreto Legislativo n. 165/2001. Esistono regole precise per l'assunzione delle categorie protette nella PA tramite concorso pubblico”*
Vi è piaciuto leggere ciò che trovate tra gli asterischi qui sopra? Da un punto di vista strettamente “Legale” è assolutamente tutto corretto. Addirittura, se fate una ricerca troverete la medesima frase copiata e incollata su numerosissimi siti web; ma leggere parole "novecentesche" come “categorie protette” piuttosto che “specifici vincoli” a noi non piace. Ergo, siamo cattivi e tutte le regole ve le andate a studiare da soli smanettando su internet... di seguito raccontiamo altro, una storia che mette al centro il candidato al concorso pubblico, un cittadino che vuole essere parte attiva del suo Paese e della sua storia personale.
Sul tema della garanzia all'accessibilità ai corsi pubblici, a noi innanzitutto piace parlare di EQUITÀ. Il punto di partenza è la barrier-free web experience. Significa che le informazioni sui concorsi devono essere presentate in un formato accessibile sul web, eseguendo in modo assoluto le linee guida WCAG (Web Content Accessibility Guidelines). I siti dovrebbero permettere agli utenti di regolare il testo, i colori e il contrasto per una migliore leggibilità e fornire alternative testuali per immagini e video. Quando si tratta di presentare un concorso, poi, l'inclusione lavorativa dovrebbe essere al centro di ogni iniziativa: le Amministrazioni dovrebbero offrire materiali di studio e preparazione in formati diversi come documenti digitali accessibili o in Braille; fornire tecnologie assistive per candidati con esigenze specifiche come software di lettura dello schermo; distribuire formulari online facili da navigare e compilare, garantire interpreti della lingua dei segni, attivare canali di comunicazione alternativi - come il telefono o l'assistenza in loco - e tante altre piccole grandi cose del nuovo millennio.
Non basta, come prevede la legge, un po’ di tempo in più per il candidato con disabilità che deve svolgere una prova concorsuale. Se poi - come spesso è capitato - il luogo deputato alla selezione non ha l’ascensore funzionante per accedere alla sala... allora, di cosa parliamo? E poi: se in quel grande capannone affittato per il concorso non ci sono i percorsi tattilo-plantari, perché una persona ipovedente o non vedente è costretta a farsi accompagnare da qualcuno? Magari, Maria, non voleva dirglielo alla mamma che il suo sogno era diventare una dipendente amministrativa di Roma Capitale...
La conclusione ce la facciamo scrivere dall'intelligenza artificiale: “Garantire l'accessibilità nei concorsi pubblici non è solo un dovere legale, ma anche un passo avanti verso una società più giusta e inclusiva. È un investimento nel capitale umano che paga dividendi in termini di innovazione, efficienza e fiducia pubblica”. Caspita, è novecentesca pure lei...
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