Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle Persone con disabilità: il vero cambio di paradigma
La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (in inglese Convention on the Rights of Persons with Disabilities) o CDPD, è il frutto di un lavoro fondamentale che ha visto la luce il 13 dicembre 2006 a New York dopo essere stata approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Essa entra ufficialmente in vigore circa due anni dopo, il 03 maggio 2008. E, a differenza di quanto si potrebbe pensare, non sancisce diritti nuovi o specifici per le persone con disabilità, ma intende ribadire con forza che i diritti già sanciti nella Carta dei diritti dell'uomo vanno assicurati, approfondendo ambiti specifici (come accessibilità, educazione, donne e bambine ecc...) dando una prospettiva con cui leggere il mondo della disabilità ed in particolare l'autoaffermazione di coloro che fanno parte di questa comunità.
Come accennato, la Convenzione è stata approvata dall'Assemblea ONU nel dicembre 2006. Oggi è stata ratificata da 187 Stati, tra cui l'Italia, con la legge 3 marzo 2009 n. 18, con cui viene costituito l'Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, che vede la partecipazione, tra gli altri, delle più importanti associazioni di categoria.
Il cambio di paradigma
Lo scopo della Convenzione è quello di dare una direzione, un cambio di paradigma a quegli stati che hanno deciso di ratificarla. Sono disposizioni chiare, che danno un ruolo fondamentale all'ambiente che circonda le persone con disabilità e a partire dal principio stesso che vede la disabilità come la condizione di una persona in interazione con un mondo che sarà costellato da un numero variabile di barriere che ne ostacolano obiettivi e azioni. Il fine ultimo è dunque quello dell'inclusione e dell'assicurazione di una qualità di vita accettabile da diversi punti di vista, da quello politico a quello lavorativo, dalla tutela dei diritti di base a quelli che consentono di dare un reale contributo alla propria comunità.
I cardini della Convenzione ONU riguardano le pari opportunità, che in linea con i diritti fondamentali dell'Uomo non devono essere messi in discussione in presenza di caratteristiche della persona legate all'etnia, il genere, la religione e, evidentemente, lo stato di salute. Il secondo cardine riguarda la non discriminazione: laddove i principi promossi dalla Convenzione non vengano seguiti o ignorati, essi si tramutano in discriminazione. Questo è il cambio di paradigma più importante: si passa di fatto da una visione della disabilità da un punto di vista medico (la persona con disabilità viene considerata solo a partire dal deficit di cui è portatrice) a una visione legata ai diritti: se una persona con disabilità subisce una discriminazione a causa della sua condizione, allora viene violato un diritto poichè è una persona che ha valore esattamente come chiunque altro.
Particolare rilievo ha inoltre il concetto di autonomia espresso dalla convenzione: il diritto all'accessibilità di prodotti e servizi, è parte integrante di ciò. L'accessibilità è il veicolo attraverso il quale vengono abbattute le barriere di qualsiasi tipo, da quelle architettoniche a quelle digitali. E' la barriera che alza il livello di disabilità della persona, condizione che viene agevolata nel momento in cui gli interventi di accessibilità abbattono le barriere. L'autonomia è il motore che consente alle persone di decidere per loro stesse, maturare un'identità autentica, essere attivi nella società che ci circonda e l'accessibilità, come viene bene espressa nell'articolo 9 della Convenzione, è autonomia che si fà concretezza.
In conclusione, la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità è il cambiamento di cui le persone con disabilità avevano bisogno per vedere maggiormente tutelati i loro diritti e per vedere leggi, politiche e progetti nazionali cuciti tenendo in considerazione anche le loro esigenze. Le persone con disabilità, attraverso questo strumento, vengono effettivamente rese cittadine come tutti gli altri, senza che la loro condizione possa risultare una causa di discriminazione. Da anni ormai le associazioni di categoria, in Italia e in Europa, hanno preso coscienza di questo e le azioni, le proteste e le rivendicazioni dei diritti si sono spostate dalle strade ai luoghi di potere dove anche i loro rappresentanti vengono invitati, viene chiesta la loro opinione e garanzia.
Nonostante ciò ancora molto deve essere fatto per assicurare un futuro inclusivo ai cittadini e alle cittadine con disabilità: il goal è davvero importante e sfidante ed un ruolo fondamentale verrà ricoperto dagli attivisti e le attiviste che rivendicano i loro diritti, sapendo di contare su leggi e policy a loro tutela.
Nulla su di noi senza di noi, questo è l'insegnamento più grande: la persona con disabilità artefice del proprio destino, in una società che ha iniziato a indossare anche i suoi panni, seppur con qualche toppa.
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