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Dajana Gioffrè

Donne con disabilità: sono tante e vogliono essere ascoltate

Le azioni intraprese per combattere la violenza contra le donne con disabilità

L’Agenda 2030 sugli obiettivi di sostenibilità e la certificazione sulla parità di genere nel mondo del lavoro e non solo, hanno portato negli ultimi anni una sempre maggiore attenzione e consapevolezza sul tema della differenza di genere. Essere donna è di fatto una condizione che nella società occidentale può mettere seriamente in difficoltà in alcuni contesti, soprattutto quelli deprivati dal punto di vista eonomico e culturale, poiché alle donne istruirsi diventa più difficile a causa degli stereotipi e, in maniera del tutto automatica, sono coloro che si prendono cura di coloro che ne hanno più bisogno. Eppure stiamo parlando di metà del mondo. Ci sono poi le donne con disabilità, sì perchè essere disabili non significa perdere il proprio genere di appartenenza o quello che sentiamo nostro. In questo caso la disabilità è essa stessa motivo di discriminazione e maggiore difficoltà nel farsi spazio in questo mondo e per una triste legge della socialità umana, le discriminazioni si accumulano, non si eliminano tra loro come qualche astrusa regola matematica. Quando si tratta di donne con disabilità vige la semplicissima addizione e da studi effettuati in Italia e nel resto d’Europa le donne con disabilità hanno un rischio maggiore di essere vittime di violenza. E non stiamo parlando di numeri piccoli: sono 60 milioni le donne con disabilità in Europa.  

Quale tipo di violenza?

L’immaginario comune ci offre una visione della violenza molto stereotipata: lo stpro o la violenza perpetrata da uno sconosciuto per strada sono immagini molto forti ma non rispecchiano la maggior parte delle violenze subite dalle donne, comprese quelle con disabilità. La maggior parte delle violenze avvengono tra le mura domestiche, spesso perpetrate da compagni, genitori o persone significative per la donna. Nel caso delle donne con disabilità parliamo anche di operatori e operatrici, genitori, assistenti che dovrebbero prendersi cura di loro e che invece le pongono di fronte a scene di libertà violata, fatta di ricatti e privazioni. Ecco allora che gli ausili venogno resi non disponibili per non dare modo alla donna di essere autonoma, come ad esempio nascondere o danneggiare la sedia a rotelle o far sparire il cane guida. Privare la donna del suo bancomat rendendola non autosufficiente economiamente, fino agli atti gravissimi di cui troppo spesso leggiamo sui giornali, in cui i genitori uccidono la loro figlia on disabilità perché, dicono i titoli altisonanti dei giornali “Non potevano più reggere la situazione”. Quale situazione? Anche questo genere di narrazione della violena contro le donne con disabilità è essa stessa violenza: un femminicidio è un femminicidio, niente di più: non è il gesto estremo di amore di un genitore che non reisce più a vivere accanto a sua figlia, è un atto terribile e come tale deve essere raccontato.

Cosa si sta facendo in Europa?

Non possiamo dire che l’Europa stia prendendo il tema della violenza contro le donne con disabilità poco seriamente: Il 24 aprile 2024 il Parlamento Europeo ha votato positivamente la Direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne. Tra i documenti alla base della direttiva abbiamo la Convenzione ONU ed inoltre si specifica che sono maggiormente in pericolo le donne che vivono situazioni intersezionali tra cui (ed è specificato chiaramente) le donne con disabilità. Tra le indicazioni della Direttiva vi è anche la necessità di rendere il materiale informativo e formativo sulla violenza contro le donne accessibile sia digitalmente che non. Inoltre viene riconosciuta l’oggettiva maggiore esposizione a possibili atti di violenza per quelle donne che vivono discriminazioni intersezionali e le donne con disabilità rientrano pienamente tra queste.

 

In conclusione ciò che è possibile notare sia dalla legislazione sia dalla comunicazione in Europa è che il tema della violenza contro le donne con disabilità è un discorso all’attenzione dell’Unione Europea ma molto deve esser ancora fatto sulla consapevolezza delle donne con disabilità di stare subendo delle violenze sia ai media di parlare di questo delicato argomento con rispetto e la dovuta consapevolezza.

Per fortuna esistono progetti virtuosi in questo senso e commissioni che lavorano incessantemente per trasmettere il valore della protezione ripettosa delle donne con disabilità. Su questo suggeriamo di visitare il sito del Forum Europeo sulla Disabilità.

 

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