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Dajana Gioffrè

Persone sorde e mondo del lavoro: intervista a Chiara Bucello divulgatrice e attivista per i diritti delle persone sorde

Le barriere del mondo lavorativo per le persone sorde

Abbiamo scelto molte volte di ospitare sulle pagine del nostro blog interviste a opinion leader o persone che hanno fatto la differenza su alcuni temi riguardanti la disabilità. Oggi ospitiamo Chiara Bucello per un approfondimento riguardante la sordità, condizione ancora poco conosciuta e che può rivelare un sacco di sfaccettature interessanti e che incidono molto sulla vita delle persone sorde. Inquanto persona impegnata su questi temi e che spende il proprio tempo per fare divulgazione e sensibilizzazione, le abbiamo fatto alcune domande per approfondire il tema del lavoro come luogo di emancipazione delle persone in generale e per le persone sorde in partiolare.  



Chiara è attivista e influencer e si impegna nella promozione dell'accessibilità e l'inclusione per le persone sorde. Vive con un impianto cocleare, uno strumento che le offre autonomia nelle situazioni quotidiane, ma che non definisce la sua identità: poichè la sua esperienza con la sordità va oltre il semplice utilizzo dell’impianto. E’ anche autrice, insieme a Ludovica Billi, del libro “Facciamo Rumore”, un’opera rivolta principalmente alle persone udenti e a chi fa fatica a comprendere cosa significhi vivere con la sordità. Il libro affronta argomenti come la vergogna, il silenzio e lo stigma, incoraggiando le persone sorde a farsi sentire e comunicare senza paura. Allo stesso tempo, è pensato anche per coloro che, come è accaduto a Chiara, possono sentirsi isolati, offrendo loro un incoraggiamento a costruire connessioni e a non nascondersi.



Con il  Dl 41 del 22/3/2021 la Lingua dei segni è stata riconosciuta come lingua a tutti gli effetti. Hai notato un cambiamento nella percezione delle persone sorde e della LIS da parte della società dopo questo grande avvenimento?



Sì, qualcosa è cambiato. Da quando la LIS è stata riconosciuta ufficialmente, si è vista una maggiore apertura in alcuni ambiti: ci sono scuole e università che hanno iniziato a inserire la LIS in qualche programma di studi, ed è più frequente vedere la presenza di interpreti in contesti come ospedali e sportelli pubblici. Questo è un segnale positivo, perché contribuisce a normalizzare l’uso della LIS e a renderla più visibile.
Tuttavia, ci sono ancora ostacoli significativi. I corsi di LIS, per chi vorrebbe impararla, restano spesso molto costosi e non facilmente accessibili a tutti. Questo limita l'opportunità di apprendere una lingua che dovrebbe essere fruibile da chiunque desideri comunicare con persone sorde. C'è anche una grande richiesta sui social: tanti ragazzi esprimono il desiderio di imparare la LIS e di avvicinarsi al mondo della sordità, e questo è davvero bello da vedere. Speriamo che questa curiosità si trasformi in un’accessibilità reale e diffusa, in modo che la LIS possa essere una vera lingua per tutti e non solo per chi ha la possibilità di affrontare i costi elevati di un corso.
Vorrei inoltre chiarire un aspetto: molte persone udenti pensano che le persone sorde comunichino solo in Lingua dei Segni. In realtà, non tutti la conoscono, ed è una scelta personale. Rispettiamo chi usa la comunicazione vocale, chi preferisce la Lingua dei Segni o chi utilizza entrambi i metodi.

Quali sono le barriere più importanti che hai incontrato nel mondo del lavoro?



Nel mondo del lavoro, una delle barriere principali è stata spesso la mancanza di sensibilità e comprensione verso la sordità. Un altro problema che ho riscontrato è che molte aziende organizzano eventi su inclusione e diversità, ma poi non mettono in atto azioni concrete e coerenti. Nonostante le dichiarazioni di apertura, la realtà è che molte persone sorde continuano a trovarsi escluse dal mondo del lavoro. L'accesso a posizioni professionali e la possibilità di fare carriera rimangono difficili, e questo dimostra che le politiche di inclusione spesso non vanno oltre le parole. La strada è in salita, ma ogni esperienza mi ha spinto a fare sentire la mia voce per promuovere un ambiente di lavoro realmente inclusivo.



Quali tecnologie possono aiutare una persona sorda che entra nel mondo del lavoro?



Le tecnologie che possono aiutare una persona sorda nel mondo del lavoro includono:
- Impianti cocleari e protesi acustiche: migliorano l'accesso ai suoni e al linguaggio;
- Sottotitoli e trascrizioni in tempo reale: utili per riunioni e videoconferenze;
- App di messaggistica: facilitano la comunicazione scritta rapida;
- Interpretariato LIS: supporto durante incontri e eventi aziendali;
- Software di riconoscimento vocale: trascrive il parlato in testo;
- Videocitofoni con sottotitoli: permettono comunicazioni visive.
Queste tecnologie aiutano a rendere il posto di lavoro più inclusivo e accessibile.



Qual è il ruolo della scuola per l’integrazione delle persone sorde nel mondo del lavoro?



La scuola ha un ruolo importante nell'aiutare le persone sorde ad entrare nel mondo del lavoro. Offre supporto per conoscere le opportunità professionali e fare esperienze pratiche. Inoltre, aiuta a sviluppare abilità sociali per affrontare il lavoro e le relazioni con gli altri, favorendo l'accesso a corsi di aggiornamento e sensibilizzando tutti sulla sordità. Lavorare in gruppi è fondamentale per sviluppare queste competenze. Questo contribuisce a preparare le persone sorde a lavorare con maggiore facilità e a essere meglio comprese dagli altri.



Ci consigli qualche canale social o prodotto media che parla correttamente di sordità?



Una pagina che parli della "sordità" dovrebbe trattare temi come screening neonatale, lingua dei segni, impianto cocleare, protesi acustiche, musicoterapia, abilismo e molto altro, ma non ne ho ancora trovate. Però posso consigliare alcune risorse come Cochlear, Medel, Pedius, Emergenza Sordi (un’associazione molto affidabile), oppure un gruppo dove spesso i genitori si confrontano, chiamato "Affrontiamo la sordità insieme". Ovviamente, anche "The Deaf Soul", di cui sono co-fondatrice, è un ottimo punto di riferimento, dove si parla della sordità a 360 gradi.

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