Offriamo percorsi dedicati e strumenti all’avanguardia per rendere accessibili i tuoi siti web, web app e app mobile.

InstagramFacebookLinkedInYoutube
Redazione

Accessibilità digitale: intervista ad Andrea Venuto, ex Disability Manager di Roma Capitale ed esperto di accessibilità web

Andrea Venuto ci ha spiegato la sua visione sull'accessibilità web e le prospettive

Ciao Andrea, parliamo di barriere digitali: quali sono quelle che incontriamo ogni giorno nella comunicazione?

Quando parliamo di barriere digitali e comunicazione, la barriera più grande è la non comprensione di quello che qualcuno dice. Non avendo un medesimo canale interpretativo, l’informazione o arriva errata o viene descritta in modo errato alla persona con disabilità. Chiaro è che serve un punto di vista, senza quello non si può comunicare come diceva Indro Montanelli. L’importante è che il racconto venga fatto in maniera corretta. Molto spesso accade di sbagliare perché si agisce in buona fede. Ecco che la prima barriera è culturale, per questo è importante diffondere consapevolezza e conoscenza. Ad esempio, partiamo subito col chiarire che la disabilità è una condizione, non è una malattia. E questo va ricordato sempre, nella comunicazione, visto che le parole forgiano la realtà.

Accessibilità web: quali le problematiche più comuni che le persone con disabilità incontrano quando navigano su un sito web?

 Le difficoltà che le persone con disabilità incontrano sul web sono diverse. Esiste la disabilità sensoriale, poi c’è la sfera delle disabilità intellettivo/relazionali e la sfera delle disabilità motorie. Per quanto riguarda i siti web è fondamentale avere un’architettura web compliant con gli screen reader, ad esempio. Un sito deve poter permettere alle persone con disabilità di contrastare il colore, modificare la dimensione dei caratteri di un testo. Per le persone con disabilità motoria diventa essenziale poter navigare da tastiera mentre per le persone con disabilità cognitiva è importante che venga utilizzato un linguaggio semplificato. In generale, occorre far sì che le persone con disabilità diverse riescano ad avere accesso ai siti web, che devono essere pensati come ambienti adattabili alle diverse necessità. Inoltre, ricordiamo che utilizzare Internet deve essere una scelta. Io devo poter scegliere, e non essere obbligato a non scegliere perché un sito non è fruibile.

Parliamo di comunicazione: i social media possono aiutare nella costruzione di una società inclusiva. Quali gli errori da evitare quando si comunica sui social?

I social network sono un potente mezzo di diffusione delle informazioni e aprono al dialogo. Ovviamente sono soggetti a qualche distorsione nell’utilizzo del mezzo, ma questo vale pressoché per tutti i media. Per questo è molto importante prestare attenzione al linguaggio. Ad esempio un esercizio che tutti dobbiamo impegnarci a fare è la trasformazione della “disabilità” da sostantivo ad aggettivo: non “persone disabili” ma “persone con disabilità”. Ciò vuol dire contestualizzare le notizie rispetto al fatto, non alla condizione. L’abbattimento delle barriere passa dalle parole che utilizziamo. I social vanno utilizzati come amplificatore positivo, e qui la narrazione assume un ruolo centrale. Per quanto riguarda i video, ad esempio, è importante mettersi nei panni di chi fruisce quel contenuto ed eliminare le barriere sensoriali, preoccupandosi di aggiungere le descrizioni, i sottotitoli e la LIS (lingua italiana dei segni). Ad esempio, rendere un video accessibile alle persone sorde non significa mettere solo il traduttore LIS ma aggiungere anche i sottotitoli così che le persone possano scegliere come poter fruire i contenuti nella maniera che reputano migliore.

Quali sono state le sfide più grandi che ti sei trovato ad affrontare nel tuo ruolo di Disability Manager dal punto di vista dell’accessibilità web?

 Roma è una città inaccessibile, questo da più di 2000 anni. Da qualche parte bisognava partire, e l’approccio utilizzato è trattare in maniera nativa la disabilità andando a diffondere cultura, inculcando a ogni singola delega politica (assessori della mobilità, del patrimonio, della cultura…) il concetto di accessibilità. Occorre lavorare in orizzontale, andare al di là della questione normativa in sé che già viene disattesa per mille motivi. Serve un approccio alto: informazione ed educazione rispetto ai temi dell’accessibilità vanno devono passare dal top management che deve poi occuparsi di diffonderli in modo top down agli altri livelli.

Il team di AccessiWay al lavoro sull'accessibilità web

 Accessibilità digitale: serve un approccio business per parlare alle aziende

 La persona con disabilità è un cliente. Settore per settore va compreso qual è il potere economico delle persone con disabilità. Ad esempio, se la persona con disabilità si muove lo fa con più persone. Tendenzialmente è lui e  il suo caregiver. Ciò significa che ha un potere di spesa maggiore. Pensare all’accessibilità dal punto di vista business vuol dire essere in grado di intercettare un target che va ad ampliare quello esistente. Ciò vuol dire porsi le giuste domande: Hai un prodotto? È pensato in maniera universalmente accessibile? Quando ero disability manager mi occupavo di accessibilità universale. E in questo universo rientrano non solo le persone con disabilità, ma anche la mamma con il passeggino che si trova ad affrontare problemi di mobilità ogni giorno, lo sciatore che si è infortunato che diventa persona con ridotta mobilità. Si tratta di universalizzare, andare più in verticale, pensare sia B2B che B2C in maniera universalmente accessibile. Nel momento in cui so intercettare una fascia di possibili target allora posso intercettare nuovo fatturato.

Enti che hanno integrato l’accessibilità nella loro strategia: chi lo sta facendo bene?

Il settore bancario si è mosso e si sta muovendo molto bene. Questo perché sono stati i primi a muoversi verso l’interno in un primo momento. La domanda che ci si deve porre è: quanti dipendenti con diversità/disabilità abbiamo all’interno dell’azienda? Una cultura di diversity & inclusion che parte dall’interno aiuta ad aumentare la produttività perché se io conosco le esigenze delle mie persone, incluse quelle con disabilità, allora intercetto prima il mio target. Il segreto è valorizzare internamente le proprie risorse e poi fare cultura verso l’esterno.

E, infine, come spiegare il concetto di accessibilità a chi non ne ha mai sentito parlare?

Semplicemente, senza troppi giri di parole, gli direi: apri il computer, spegni lo schermo e naviga. Oppure accendi il pc, metti la tastiera a 5 metri, legati a una sedia e naviga. Poi fammi sapere se ci riesci.

Progetti e sfide future?

Insegnare ad aziende e istituzioni a pensare in maniera accessibile. Se ti insegno a lavorare in modo accessibile riproduco per osmosi l’accessibilità.

Offriamo percorsi dedicati e strumenti all’avanguardia per rendere accessibili i tuoi siti web, web app e applicativi mobile.

InstagramFacebookLinkedInYoutube

Articoli correlati

Scopri gratuitamente se il codice del tuo sito è accessibile e ottieni un punteggio!

Ottieni Report gratis
Illustrazione stilizzata di AccessScan che analizza un sito e-commerce e lo dichiara conformeIllustrazione stilizzata di accessScan che analizza un sito e-commerce e lo dichiara conforme

Scopri gratuitamente se il codice del tuo sito è accessibile e ottieni un punteggio!

clienti

Abbiamo reso più inclusive centinaia di realtà europee ed internazionali:

Campari Group

"Grazie alla partnership con AccessiWay, aggiungiamo così un importante tassello verso una maggiore inclusività, offrendo la massima accessibilità al nostro sito web e a tutti i suoi contenuti”

Corporate Communications Director di Campari Group